IL MOBBING
Checco: “Oh Fanelli, sto da Dio qui. I colleghi mi hanno organizzato questo trattamento che se c’è da fare una cosa, pure una fotocopia, dicono te non sei capace e la deve fare il tuo collega”
Fanelli: “Il mobbing?”
Checco: “Si, il mobbing…come mi rilassa”
In questo spezzone del film di Checco Zalone “Quo vado”, l’attore e regista, ironicamente, introduce un fenomeno molto rilevante e preoccupante che ai giorni nostri si sta diffondendo sempre di più. Basti pensare che in Italia circa un milione e mezzo di lavoratori su 21 milioni di occupati sono vittime di mobbing.
Cerchiamo ora di comprendere più nel dettaglio che cosa sia il mobbing, come si manifesta e le conseguenze che può avere sul lavoratore.
Secondo Einarsen e colleghi (2003), mobbing al lavoro significa molestare, offendere, escludere socialmente qualcuno o influenzarne negativamente i compiti lavorativi. Il mobbing quindi comprende azioni e comportamenti discriminatori e prevaricatori che si protraggono nel tempo, quali azioni di attacco, offesa, esclusione di una persona finalizzate a ostacolare o impedire i suoi compiti lavorativi normali.
Esistono alcuni elementi di base che ritroviamo all’interno del mobbing, ovvero:
- La presenza di un mobber (chi mette in atto il mobbing), un mobbizzato (la vittima) e dei sidemobbers (spettatori o complici). I sidemobbers quindi vengono considerati tutte le persone che rimangano un silenzio e non si schierano con la vittima, ovvero partecipando passivamente;
- Le condotte di mobbing che l’OMS ha sintetizzato tra cui per esempio troviamo:
- derisione, umiliazione, offese verbali;
- molestie sessuali;
- assegnazione di compiti pericolosi;
- azioni disciplinari;
- critiche e rimproveri ripetuti;
- esclusione da riunioni, progetti o formazione;
- inattività forzata;
- sovraccarico di lavoro con scadenze impossibili da rispettare;
- trasferimenti ingiustificati in posti disagevoli o lontani e così via.
Purtroppo per poter definire giuridicamente come mobbing questi atti appena elencati, devono essere rispettati alcuni parametri di cui è difficile raccogliere una documentazione oggettiva che per di più è a carico della vittima stessa (Cassazione, 2015). Tra questi parametri troviamo:
- gli atti devono avvenire sul luogo di lavoro;
- devono durare per un periodo di tempo (almeno 6 mesi);
- non possono essere episodiche, ma devono essere ripetute e molteplici (almeno una volta a settimana);
- devono comprendere diverse azioni ostili;
- deve essere accertato un dislivello tra gli antagonisti, con inferiorità fisica e/o sociale della vittima;
- occorre dimostrare la presenza di un intento persecutorio premeditato.
Il mobbing è favorito da diversi fattori:
- organizzativi come stressors ambientali, stile di leadership lassista in cui non vengono date regole chiare;
- sociali come la cattiva gestione delle relazioni tra colleghi nelle quali si manifesta per esempio ostilità e invidia sociale;
- demografici come per esempio il fatto che le donne sono più frequentemente vittime di mobbing, probabilmente a causa del loro nuovo ruolo nel mercato del lavoro, e per la maggiore suscettibilità al fenomeno delle molestie fisiche e sessuali;
- individuali quali ridotte competenze professionali, sociali e fattori caratteriali per la vittima come ansia, ridotta coscienziosità e alta introversione.
Dallo svilupparsi delle continue ricerche sul fenomeno mobbing, l’attenzione si è focalizzata sugli effetti negativi che quest’esperienza ha sulle vittime giungendo alla conclusione che l’esposizione al mobbing è stata classificata come una significante sorgente di stress sociale sul lavoro e come il problema più paralizzante e devastante per i lavoratori.
Infatti sono stati individuati molteplici effetti causati dal mobbing come:
- disagio psicologico: ansia, depressione, ossessioni, attacchi di panico;
- problematiche fisiologiche: cefalea, vertigini, disturbi gastrointestinali, ipertensione arteriosa, dermatosi, mal di schiena, disturbi del sonno e della sessualità;
- disturbi a livello comportamentale: aggressività, passività, modificazioni del comportamento
Inoltre i soggetti mobbizzati possono:
- diventare solitari e taciturni;
- perdere interesse verso la propria famiglia e il circolo di amicizie;
- ricorrere all’alcool, all’uso di sostanze o ad un uso non pertinente di psicofarmaci.
Da quanto emerso fino ad ora si può comprendere come il mobbing sia una realtà in continuo aumento e questo anche perché oggi si trascorre la maggior parte del proprio tempo nel luogo di lavoro. Per tale ragione è importante saper riconoscere e valutare correttamente questo nuovo fenomeno, ricorrendo subito a una corretta prevenzione affinché non provochi danni gravi alla salute sia fisica che mentale del lavoratore.
A cura della Dott.ssa Aurora Schiesaro
Dott. Alessandro Bargnani | CEO Health & Human Performance Institute
BIBLIOGRAFIA e SITOGRAFIA
Einarsen S., Hoel H., Zapf D., Cooper C. (2003). Bullying and Emotional Abuse in the Workplace. International perspectives in research and practice.
Branch S., Ramsay S., Barker M. (2012). Workplace Bullying, Mobbing and General Harassment: A Review. International Journal of Managment Review, Vol 15, 3.
Harald E. (2002). Mobbing. Conoscerlo per vincerlo. Franco Angeli, Milano.
Mazzamuto S. (2004). Il Mobbing. Giuffrè, Milano.